mapei

Mapei è ancora una volta al primo posto nella sezione chimica della classifica Top Job – Italy’s Best Employers. Lo studio condotto dall’Istituto Tedesco Qualità ITQF e dal suo Media Partner La Repubblica Affari&Finanza col metodo del Social Listening Index, che svolge ogni anno un’accurata indagine sul web per fotografare il gradimento dei datori di lavoro nel nostro Paese. 

Gli aspetti analizzati per la ricerca sono stati: 

  • Clima di lavoro;
  • Sviluppo professionale;
  • Prospettive di crescita per le risorse umane;
  • Sostenibilità e valori aziendali.

Mapei ottiene il primo posto nella sezione chimica, a conferma del proprio impegno nel proporre alle sue persone – che ad oggi sono oltre 11.000 in tutto il mondo – un ambiente di lavoro dove formazione, sviluppo professionale e prospettive di crescita sono elementi centrali nella politica aziendale del gruppo.
 
“Ottenere questo riconoscimento per il secondo anno consecutivo conferma che le nostre persone apprezzano l’impegno e l’attenzione dell’azienda nei loro confronti – dichiara Marco Ceraico, direttore risorse umane Mapei Italia -. Nel corso di quest’anno abbiamo continuato a proporre attività di formazione coinvolgenti e utili allo sviluppo professionale e investito nella digitalizzazione, per migliorare la gestione delle risorse umane e rendere sempre più facile ed efficiente il lavoro di ciascuno, anche da remoto”.
 
L’indagine, nei 12 mesi di analisi in cui sono state raccolte più di due milioni di citazioni online (su social media, blog, forum, portali news, video) ha coinvolto oltre 2.000 datori di lavoro. Solo 400 sono stati decretati Best Employers.
 
Da sempre Mapei si impegna ad assicurare a tutti i propri dipendenti un luogo di lavoro accogliente e stimolante, all’interno del quale ciascuno di essi possa realizzarsi personalmente e professionalmente.

Le nostre “persone”

È curiosa la selezione delle parole di Marco Ceraico, che parla di persone e non dipendenti, operai o semplicemente risorse umane. 

Se una grande azienda, con sedi e interessi in tutto il mondo, riesce a mantenere un profilo umano e vicino agli esseri umani che concorrono a renderla grande, allora è possibile per tutte le aziende.

Il welfare aziendale è un asset

Troppe parole inglesi in una sola frase, che però è pregna di significato.

Favorire il benessere aziendale innalza il tasso di produttività, ma soprattutto lega le risorse a una causa,

Ciò sta diventando un tema terribilmente emergente. La crisi pandemica ha stravolto il mercato del lavoro. Sono centinaia di migliaia le persone, solo in Italia, che hanno ripensato alla loro configurazione professionale, scegliendo altri percorsi perché non si “sentivano a proprio agio”, spesso con importanti rinunce economiche.

Evidentemente lo stipendio, nella seconda decade del terzo millennio, non è tutto.

Chiaro che un corretto piano di crescita economica sia un fattore centrale, ma oggi le persone cercano innanzitutto una squadra, un clima che favorisca la crescita e la serenità e che abbatta i rischi di stress e burnout.

Impegnarsi a cerare queste condizioni vuol dire impegnarsi per la propria azienda, anche da un mero punto di vista utilitaristico.

Si potrebbe dare il caso in cui, senza un clima lavorativo favorevole, le risorse umane potrebbero lasciare l’azienda, e l’investimento sostenuto per formarle e avviarle all’autonomia sarebbe del tutto vano, con pesanti ricadute sulle finanze aziendali. 

Se poi si può creare un clima favorevole, facendo del bene agli esseri umani a cui sono affidate le sorti dell’azienda, allora a vincere sono proprio tutti. 

Investire nella felicità, propria e altrui, rimane l’affare migliore. 

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